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Sergio Leone e Luis Suarez

Due artisti uniti da un luogo e un anno simbolici: Spagna 1964.

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Rivista Contrasti
lug 09, 2024
∙ A pagamento

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Allo scoccare della mezzanotte dell’Anno del Signore 1964, qualcuno deve aver deciso che il genio e la creatività sarebbero dovuti concentrarsi quasi del tutto in un preciso luogo del nostro pianeta. E si sarebbero dovuti esprimere attraverso due differenti forme. Lo sport e il cinema. Tutto accade in Spagna.

Il posto giusto per un giovane regista italiano, nato in una famiglia che vive di pane e cinema, il quale è stanco dei soliti kolossal e sta progettando qualcosa di nuovo. Di innovativo non nel genere, ma nello stile. Qualcosa da fare invidia alle grandi major hollywodiane. Sergio Leone. L’altro protagonista ha 29 anni, è gallego, gioca divinamente a calcio ed è al top della sua carriera. Ha un palmares da fare impallidire gli avversari, coronato da un Pallone d’Oro. É uomo simbolo nell’Inter pigliatutto di Helenio Herrera. E con il 10 sulle spalle vuole guidare la sua selezione al titolo di Campione d’Europa. Si chiama Luis Suarez.

Luisito è il terzo figlio di un macellaio di Monte Alto, un barrio a picco sul mare di La Coruna. Come i suoi fratelli, ha una sola passione: il calcio. É la classica storia novecentesca. Ambiente umile, quello della Spagna franchista post guerra civile, il pallone come unico sfogo, le sfide con gli amici per calle Hercules, casa di Luis. Il ragazzino ha gamba e corsa e, soprattutto, ha una visione non comune per la sua età. Più che segnare o dribblare mezza squadra, preferisce mandare in porta i compagni. C’è un problema: difetta un po’ nel fisico. Ci pensa il papà.

Milano, San Siro, 27 maggio 1965. Da sinistra a destra, Luis "Luisito" Suárez Miramontes, Giacinto Facchetti, Joaquín Peiró Lucas e Gianfranco Bedin con la Coppa dei Campioni 1964/65 dopo l’1-0 in finale contro il Benfica

Niente palestra, bastano le bistecche della macelleria a renderlo forte come i suoi coetanei. Suarez poco a poco costruisce il suo fisico e, dopo il classico passaggio nella squadretta di quartiere, è già pronto per il team della sua città, il Deportivo. A 19 anni disputa 17 partite e segna 3 gol. Per un giocatore “normale” ci vorrebbe una seconda stagione, quella della conferma, prima del grande salto. Ma Sandro Puppo, allenatore italiano giramondo del Barcelona non se lo vuole far scappare. Nell’estate 1954 Suarez passa ai blaugrana, per iniziare la scalata al mito.

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