Parigi, 10 novembre 2019. È quasi l’ora di pranzo. Un uomo in pigiama si aggira confuso e solitario per il quartiere di Saint-Germain-des-Prés. Ha la gola dannatamente secca e tanta voglia di brindare alla fine della sua breve custodia cautelare. Due giorni prima, infatti, era stato beccato in flagrante dalla gendarmerie mentre acquistava nel cuore della notte alcuni grammi di cocaina. Adocchiato finalmente un locale di suo gradimento, lo strano ceffo abbozza un sorriso soddisfatto. Una volta dentro, si siede immediatamente al bancone.
Non si fa pregare dal barista, che lo osserva divertito nell’atto di servirgli un gin tonic. Il calice viene puntualmente issato. Un drink tira l’altro. Quel buffo cliente beve e schiamazza da far schifo. Attorno a lui nel frattempo si forma un capannello di curiosi. D’un tratto iniziano a volare parole grosse. Dalle minacce ai fatti il passo è breve: l’elegante bar del sesto arrondissement parigino si trasforma in un saloon. Pow! Pow! Sono botte da orbi. Ad avere la peggio un ragazzo appena maggiorenne. Quell’inglese ubriaco e molesto verrà denunciato e il martedì seguente condannato per lesioni. Il suo nome è Peter Daniell Doherty, per gli amici Pete. L’ultimo poeta maledetto del rock d’oltremanica.