Pescara v Ternana, come tornare indietro nel tempo
Foto-reportage dalla partita che ha sancito il ritorno del Delfino in Serie B.
Arrivo a Pescara intorno a mezzogiorno, il viaggio in pullman scorre piacevolmente, ho tempo di leggere ma anche di fare scorta di sonno, in vista dell’intensa giornata che mi aspetta. Alla stazione dei bus, c’è già qualche gruppo di ragazzi che indossa la maglia bianco-azzurra, infradito ai piedi, che si muove verso il mare, a piedi e in bici. Due autisti si salutano chiedendosi se sono pronti per la serata. C’è una certa felicità nell’aria.
Il pomeriggio è caldo, caldissimo. La prima tappa porta anche me verso il mare; dopotutto, anche io appartengo a una città di mare e non mi spaventa quell’idea di troppa libertà che l’orizzonte azzurro restituisce, anzi, mi accoglie. Con un po’ di sana invidia guardo i bagnanti liberi da zaini e attrezzatura sempre troppo pesante, soprattutto in una giornata come questa. La sabbia dorata la tocco solo con le scarpe e “resto inchiodata dalla realtà”.
Giro tra le vie del centro, dove apparentemente tutto scorre in maniera tranquilla e abitudinaria. La calura estiva, invece di appesantire, sembra alimentare il fervore. Anche i titoli di giornali esposti fuori dalle edicole gridano e invitano tutti ad unirsi al sogno: “Pescariamoci!”.




C’è un momento esatto in cui ho la percezione che il flusso inizia a muoversi verso lo stadio, per cui mi incammino. Poche ore all’inizio di quella che sarà la serata storica per la città, e la gente di mare va.
L’impressione non è errata, le macchine corrono a clacson spiegati e bandiere sventolanti, e anche dai balconi qualcuno canta già.