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Luigi Meneghello, lo sport come agone

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L'intellettuale vicentino ha convissuto con la dimensione sportiva.

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set 27, 2024
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Luigi Meneghello, lo sport come agone
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Un flash: “Mezzogiorno col sole, quando l’estate è ancora illimitata, ai tavoli del caffè in Piazzetta con un bicchiere di vino bianco, io e mio padre scambiando poche parole, attendendo gli amici, osservando la gente che conosciamo. Gioia somma e perfetta, astratta dal tempo, in mezzo al paese, come fuori della portata della morte. Rabbrividivo al sole”.

Chi scrive è Luigi Meneghello, nel suo capolavoro Libera nos a Malo, pagina 81, estratto un po’ per capriccio da uno scaffale dove facilmente s’impolvera una schiera di libri col suo nome stampato lungo il dorso.

Quando scoprii queste righe? Ricordo che ero in campagna, nel mezzo del luglio della quarta ginnasio, nella casa di mia nonna, all’ombra del portico che dà sulla facciata d’ingresso; in mano l’edizione BUR con un improbabile labirinto di siepi in copertina, e la sensazione di rabbrividire allo stesso modo, nella stessa campagna berica, come solo accade quando si trova la propria vita che pulsa fra i testi scritti da altri. E subito dopo l’ebrezza di avvertire come veri e intimi dei luoghi letterari – o topoi, avremmo detto allora, con quei rudimenti di greco appena appresi che vagavano per la testa e sembravano riempire la bocca fino all’orlo.

Capita di tornarci pure oggi, di tanto in tanto, come si torna pellegrini in spazi così cari da parere sacri. Sono pagine schiette, spogliate della retorica seriosa e spudorata a cui ci siamo abituati negli anni. Ti avvolgono in un’aura di sobrietà, d’ironia, di pudore. «Forse nel Veneto – osserva Meneghello in Fiori Italiani – è impossibile essere spudorati in modo serio». E non si riesce a dargli torto, almeno guardando, letteralmente, alla «roba» che ha scritto.

I colli berici

Autore forse poco conosciuto, non particolarmente presente nelle antologie scolastiche, è in realtà uno dei giganti del secondo Novecento. Uno di quelli per cui s’invidia chi non l’ha mai letto per il semplice fatto di doverlo ancora incontrare per la prima volta. Meneghello è stato tanto, troppo per abbozzare una biografia esaustiva. Nato a Malo, in provincia di Vicenza, studente brillante, partigiano nella guerra di Liberazione, dopo una breve esperienza nel Partito d’Azione finisce poi a dirigere il dipartimento di Italian Studies all’Università di Reading, in Inghilterra, da dove ha scritto i suoi capolavori, colpevolmente dimenticati da una parte della critica.

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