Allo scoccare del minuto undici di Irlanda-Inghilterra di Nations League, Declan Rice si inserisce in area di rigore ed infila sotto il sette un pallone vagante, portando in vantaggio i Tre Leoni. Niente di strano, sin qui, se non che il centrocampista dell’Arsenal, invece della classica knee slide, decide di trattenere i festeggiamenti, allargando le braccia in segno di rispetto. Un gesto quantomeno atipico per un contesto come quello delle Nazionali, abituato al contrario ad esultanze pompose, sfrenate, a volte provocatorie (chiedere a Granit Xhaka).
Un gesto che è il piede di porco per aprire una questione, quella anglo-irlandese, che ritrova nel mondo del calcio solo una delle sue innumerevoli sfumature.
Già, perché Declan Rice – così come Jack Grealish, che segnerà qualche minuto dopo senza però mostrare lo stesso ritegno nell’esultanza – ha giocato per l’Eire nelle giovanili, prima di passare sotto l’egida della perfida Albione. Un cambio di casacca controverso, dal sapore aspro del tradimento, mal digerito da molti in Irlanda. Specie considerando il passato tribolato che è ancora l’elefante nella stanza del rapporto tra le due nazioni.
Seppur nati in Inghilterra – Rice nel sud-ovest di Londra, Grealish a Birmingham – entrambi i calciatori hanno i nonni irlandesi. C’è del verde nel sangue che scorre nelle loro vene: Rice si professa fin da subito a proud Irishman, mentre Grealish gioca a Calcio gaelico da teenager, mentre è già nelle giovanili dell’Aston Villa. Tutti e due, da giovani, mostrano un potenziale calcistico discreto ma non eccelso: nel 2013, Rice, quattordicenne, viene scartato dal Chelsea, mentre Grealish, più grande di quattro anni, è in prestito al Nottingham County in League One.
Non è abbastanza per far scattare le attenzioni di una primadonna esigente come la Football Association. Sono tutti e due bravini, è vero, ma non sono la next big thing che il calcio inglese cerca disperatamente, dopo i ripetuti fallimenti di inizio millennio. Buffo – ma anche eloquente – pensare che diventeranno due dei quattro calciatori inglesi più costosi di sempre.
Dall’altra parte del Mare d’Irlanda, al contrario, le attenzioni arrivano fin da subito. Il talento ultimamente scarseggia più del solito, e le aspettative sono decisamente più basse. Fin dai tempi del mitico CT Jack Charlton, sull’Isola Verde vige l’utilizzo della granny-rule, ovvero la continua ricerca di calciatori snobbati dagli inglesi ma convocabili dall’Irlanda, a rigor di albero genealogico. Così, quando arriva la chiamata da Dublino, né Rice né Grealish ci pensano due volte.