Trasferta negata, tifosi penalizzati (di nuovo)
Sorrento-Avellino e l’arte dell’equilibrismo istituzionale.
L’attesa era febbrile, le speranze legate a un filo di burocrazia. E alla fine, per i tifosi dell’Avellino, si è trattato di contentino. A Potenza, dove è arrivata una storica e attesissima promozione in Serie B, erano “appena” in 1000 (come i biglietti riservati ai supporters biancoverdi) a festeggiare. Un numero simbolico, condizionato da una limitazione singolare e, per certi versi, paradossale: potevano infatti acquistare i tagliandi solo i residenti nella provincia di Avellino, opportunamente muniti di Fidelity Card.
Un’anomalia nel panorama delle trasferte italiane, dove, solitamente, le restrizioni mirano a contenere le frange più accese del tifo organizzato, vietando l’ingresso agli ultras residenti nella città o nella provincia di riferimento, ma lasciando aperta la possibilità a chi vive fuori regione. Stavolta, invece, si è scelto l’opposto: aprire le porte solo a chi vive in Irpinia, escludendo tutti gli altri sostenitori biancoverdi, anche quelli residenti in altre regioni o all’estero, spesso parte di un tifo itinerante e altrettanto appassionato.
La decisione è maturata al termine di giorni convulsi, dove a dominare è stata la confusione istituzionale. Durante la riunione del GOS (Gruppo Operativo Sicurezza), pareva profilarsi una soluzione di buon senso, con lo spostamento della gara in campo neutro. Il Benito Stirpe di Frosinone, su tutti, aveva già dato l’assenso logistico. Ma tutto è saltato all’ultimo, tra cavilli e silenzi istituzionali, con il Sorrento che non ha formalmente richiesto lo spostamento del match in un altro impianto e la Lega Pro che, dal canto suo, non ha ritenuto la partita un evento a rischio sotto il profilo dell’ordine pubblico.
Video di Sandro Montefusco