Gli Arctic Monkeys e il calcio: Flourescent Adolescent(s)
A Sheffield tra musica, dribbling ed emozioni.
Cosa hanno in comune Rocco Pagano e Chris Waddle? La professione: calciatori. Il ruolo: ala destra. Il primo è originario di San Nicandro Garganico, provincia di Foggia, mentre il secondo proviene da Felling, città della contea del Tyne and Wear, nord est dell’Inghilterra. Entrambi originari da zone umili delle loro rispettive nazioni, entrambi incubo di uno dei difensori più forti di ogni tempo: Paolo Maldini. L’ex numero 3 rossonero li cita spesso come due tra i rivali più temibili mai incrociati sui terreni di gioco.
Le stranezze del calcio. La carriera di Rocco Pagano raggiunge le sue vette in due momenti: in A con il Pescara sull’imbrunire dei luccicanti anni '80 e nel Perugia, dove tra il 1992 e il 1996 fa innamorare lo Stadio Curi. Esattamente nell’anno dell’arrivo di Pagano in Umbria, il 1992, approda a Sheffield, la città delle 7 colline, Chris Waddle. Ha quasi 32 anni e solo un anno e mezzo prima ha ridicolizzato Paolo Maldini nei quarti di finale della Coppa dei Campioni con il suo Marsiglia. Stop and go, finte ubriacanti, piroette, in quei quarti di finale Waddle umilia, sportivamente parlando, Maldini. Lo ammette la stessa leggenda milanista, anni dopo, in un’intervista a Federico Buffa:
“Waddle? Ciondolante, ma meno scattante. A me davano fastidio quelli che spostavano la palla, ondeggiavano…”.
Davanti alla tv, in quella serata di vento pungente fuori dalle finestre di Sheffield, Alex Turner, il futuro cantante degli Arctic Monkeys, prende appunti, tra una Riot Van simulata con i giocattoli dell’epoca o dei timidi Dancing Shoes nel salotto di casa. Simpatizza, tifa per lo Sheffield Wednesday. Probabilmente nemmeno immagina che quel nome, Chris Waddle, resterà indelebile nella sua testa. Chi è Chris Waddle? E perché Alex Turner, Jamie Cook (chitarrista della band) ed Andy Nicholson (bassista originario della band e cresciuto vicino ad Hillsborough) hanno una venerazione divina per quest’ala inglese nata tra Sunderland e Newcastle nel 1960?
1992. In Inghilterra l’era Major prosegue in maniera fluorescentemente quieta il solco tracciato dalla Thatcher, mentre in Italia infuria Tangentopoli. C’è aria di riposizionamenti in Europa. La Danimarca vince gli Europei svedesi con una delle imprese più emozionanti, ma al tempo stesso improbabili, della storia, mentre a Barcellona alle Olimpiadi appare come una cometa il gruppo più forte di sempre in uno sport di squadra: il Team USA Basketball.
In tutta questa storia, il 20 febbraio 1992 nasce la Premier League. Dista anni luce dall’opulenta e spendacciona Serie A del tempo, ma anche dalla Liga, dalla Bundesliga e dalla Ligue 1. Il Leeds campione d’Inghilterra in quell’anno vedrà la sua stella, il francese Eric Cantona, andarsene verso Manchester, sponda United. D’altronde Manchester sta per diventare la città più mad e cool dell’intero pianeta grazie a due fratelli parecchio dissacranti e un altro paio di gruppi che ri-scriveranno la storia del pop inglese e non solo.
Anche Waddle è stato un’icona del costume e della cultura pop britannica, oltre che un fuoriclasse di prima grandezza. Negli anni 80 è stato uno degli early adopter del mullet, il taglio di capelli che verrà reso celebre da star della musica come Simon Le Bon (leader dei Duran Duran), Paul Young e star del piccolo schermo come Richard Dean Anderson, il protagonista eponimo della serie TV MacGyver.
Dalla tiepida Provenza all’umido South Yorkshire, dal Vieux Port ai fiumi Don e Sheaf il cambio di paradigma ed ambizioni è incredibile, ma per Chris fa poca differenza. Tanto sa che in campo, lui, la differenza la fa ancora come e quando vuole. Lo Sheffield Wednesday vuole fare suo questo esterno offensivo pieno di guizzi e invenzioni. Una vera Library Pictures calcistica, in un panorama abbastanza arido di bellezza estetica e dominato dalla forza bruta della corsa e dell’acciaio fisico, come il pallone inglese dell’epoca. Il Wednesday è una delle big del football britannico.
Ci giocherà anche Paolo Di Canio ad Hillsborough, casa del Wednesday e tristemente nota per i fattacci del 1989. Sarà proprio l’ex Lazio, nella summer of 96, a prendere il posto di Waddle dopo quattro anni di invenzioni e fantasia. A voler analizzare bene le carriere di Waddle e delle Scimmie Artiche le similitudini sono tante. La discografia di Turner & co, proprio come la carriera di Chris, si può dividere in tre momenti: esordi, esaltazione ed emancipazione.
ESORDI – BIGGER BOYS AND THE STOLEN SWEETHEARTS
I primi due dischi degli Arctic sono la sintesi delle spinte lo-fi e post-punk di gruppi come Strokes o Libertines fuse in una rivisitazione innovativa dei Beatles. È dai tempi dei Blur e degli Oasis, quindi il primo quinquennio dei 90s, che un gruppo non propone qualcosa di così elettrizzante ed esplosivo come Turner e compagni. Musicalmente, ma anche di costume. Il sound sporco, ma tremendamente rock and roll dei fratelli Gallagher, si fonde con eleganti giochi di parole di dichiarata matrice albarniana. Nello stesso periodo salgono alla ribalta capelli con caschetti sfumati (in Italia verranno definiti “alla Seth Cohen”), pantaloni a sigaretta, maglioncini a righe e le t-shirt monocolore diventano indumento fondamentale per chiunque voglia risultare originale e con hype differente rispetto agli altri.
In Whatever People Say I Am That's What I'm Not (2005) e Favourite Worst Nightmare (2007) il ritmo di Turner e band è incessante, incalzante, con poco spazio per pause e sospiri. When The Sun Goes Down, autentico capolavoro degli anni 00, è un manifesto esistenziale: un vero e proprio inno su cui fondare la propria metrica poetica e musicale. Finché loro saranno una band unita, il sole non potrà mai tramontare sulle loro teste. Nozione speciale per Matt Helders, autentica drum machine umana in grado di regalare brianstorm perfette.
E chi l’ha mai visto un eterno flourescent adolescent come Waddle a Sheffield. Prima di tornare al 1992 è necessario però fare dei passi indietro. Nel 1976 siamo all’alba dell’esplosione del punk e Waddle è veramente un adolescente fluorescente con un piede sinistro telecomandato e un dribbling luccicante come un’Alfa Romeo Duetto rossa. A 16 anni il Coventry lo scarta a causa di una costituzione fisica poco conforme ai canoni calcistici dell’epoca.