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Cosa significa tifare lo Spezia.

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Rivista Contrasti
apr 08, 2025
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Prendete il verde degli Appennini che risalgono il Passo di Centocroci, mentre in lontananza brilla l’azzurro del mar Ligure. Una spolverata di sobrietà parmense, che già si respira prima di affrontare la Cisa. Mescolate il tutto con un sanguigno animo toscano e avrete un risultato unico. Introvabile. A meno che non abitate quello spicchio di terra bagnato da Vara e Magra, che dalla costa frastagliata giunge sin dinnanzi al roseo candore delle Apuane. Lunigiana. Antica civiltà.

Venuta alla luce dentro il piccolo borgo di Luni e trasformatasi in un luogo che, per il suo cantore più amato, “non è una città, ma un’abitudine”. Gino Patroni, umorista indimenticato, definiva con un aforisma la sua Spezia. Confini indefiniti, che abbracciano tre regioni, ne fanno “un posto di mare che vede poco il mare, per le mura dell’Arsenale che bloccano l’accesso alle acque del golfo” e queste parole sono del protagonista del nostro articolo. Massimo Lombardi. Spezzino doc e tifoso aquilotto da sempre, ci accompagna in un viaggio nel tifo bianconero lungo mezzo secolo. Un viaggio fatto di trasferte e striscioni.

Uno scudetto vinto dai Vigili del Fuoco in tempo di guerra. Delusioni cocenti che fanno da contraltare a pazze gioie di una piazza di provincia che, negli ultimi anni, sembra essere tornata ad assaporare il grande calcio. Il pallone, però, in questa chiacchierata, c’entra fino a un certo punto. Dei Platek che hanno appena venduto agli australiani di Fc32, capeggiati da Paul Francis, interessa il giusto. Gli ennesimi proprietari stranieri in Italia, dov’è la novità?

Tra le correnti che sferzano il golfo, “la minoranza locale resiste. Con il nostro carattere e i nostri modi. Provinciali e tradizionali, nonostante l’Arsenale abbia portato qui tanti foresti da tutto il Paese”.



“Respiro il clima del Picco dagli anni Ottanta. I gruppi ultras si erano formati nell’ottobre del 1974, quando sugli spalti apparve il primo striscione con il classico teschio piratesco nel mezzo”. Sono gruppi estemporanei, eppure testimoni di una storia di tifo organizzato che ha radici profonde. Raccontate da due volumi, nei quali Massimo ha apposto la sua firma. “Ho scritto il primo, dal titolo La nostra storia: 1974 – 2000. Anno non casuale, quest’ultimo. Segna, infatti, il ritorno in C1 a colpi di record in campo e di fortissima rivalità riesplosa con i tifosi dell’Alessandria in curva”.


Grigio tenebra

Rivista Contrasti
·
April 13, 2024
Grigio tenebra

E dire che, se non spuntassero le colline del Monferrato, celate tra un palazzo e il campanile di San Baudolino, non vi sarebbe orizzonte da scrutare. Pianura schietta, ovunque ti giri. Nemmeno la soddisfazione di intravedere, nelle terse giornate invernali, la silhouette del . . .

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I bianconeri, nella stagione di grazia 1999/2000, surclassano i grigi e tutta la concorrenza, sotto la guida di un giovane allenatore, con un buon passato nell’Inter trapattoniana e un discreto futuro da coach tra Serie A, estero e Serie B: Andrea Mandorlini. “Nei mesi scorsi, sempre per sottolineare la passione del tifo spezzino, ho partecipato alla stesura, curandone l’introduzione, del secondo volume dedicato a noi ultras bianconeri. Nessuno vada a La Spezia, che celebra il cinquantesimo anniversario da quello striscione attaccato quasi per caso allo stadio”.

Ascolti Massimo e non puoi non pensare a un mondo che, lasciateci aggiungere purtroppo, non esiste più. Domeniche di radio e “Tutto il calcio minuto per minuto”. Partite in contemporanea. Stadi di provincia pieni all’inverosimile. Di lotta e di fango in campo. Di fumogeni, cori e coreografie nel suo contorno. Il giorno della partita vissuto tutto d’un fiato e al diavolo in quale categoria stiamo giocando.

“Di striscioni ne ho fatti tanti e ancora oggi penso a come realizzarne di nuovi. Ho ancora vivo il ricordo della mia cara nonna intenta a ritagliare telo e carta prima che li portassi allo stadio. Gli anni passano, ma credimi, la creatività rimane intatta”.

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